Il Bilancio Sociale di Alea S.C.S. è stato redatto anche sulla base di alcuni presupposti teorici richiamati dalla cd. “Stakeholder Theory” (Teoria dei “Portatori di Interesse” – cfr. es: Freeman R. E. (1984), Strategic Management. A Stakeholder Approach, Boston, Pitman; Sacconi L. (2007), Teorie etico-normative degli stakeholder: un esame critico e l'alternativa contrattualista, in E. R. Freeman, G. Rusconi e M. Dorigatti (a cura di), Teoria degli Stakeholder, Milano, FrancoAngeli, pp. 337-380), la quale considera l’organizzazione come un sistema aperto che risponde ad una pluralità di soggetti, interni ed esterni, portatori di interessi verso l’organizzazione stessa, verso i quali ha il dovere di rispettare e perseguire le istanze.
Applicare tale approccio teorico (cd. multi-stakeholder) nel processo di rendicontazione sociale significa coinvolgere in qualche forma e grado i diversi portatori d’interesse dell’organizzazione, in primis di coloro che si collocano nella cerchia più interna (es: soci, lavoratori, volontari, ecc.), senza comunque tralasciare i soggetti esterni all’organizzazione.
Tale lavoro richiede innanzitutto uno sforzo di coloro che operano per l’organizzazione stessa e, non marginalmente, il coinvolgimento delle principali categorie di stakeholders. Un impegno che, in primo luogo, è inevitabilmente culturale in quanto implica una predisposizione a considerare il significato del proprio operare in una visione più ampia, volta a riconoscere l’importanza di restituire un’immagine collettiva dell’organizzazione in termini di risultati ed effetti raggiunti nei confronti dei beneficiari delle attività e, ove possibile, degli impatti generati presso la comunità di riferimento.
In secondo luogo, il processo di rendicontazione sociale ha inoltre il pregio di far acquisire maggior consapevolezza dei valori di fondo, degli obiettivi e delle modalità con cui questi sono quotidianamente tradotti in azioni concrete. Attraverso questa consapevolezza è infatti possibile orientare le decisioni e le scelte dell’organizzazione in modo tale che i risultati e gli effetti perseguiti siano coerenti con gli obiettivi e i valori condivisi e forieri di reale impatto nel contesto e nelle comunità di riferimento. In tal senso, la rendicontazione sociale riveste una valenza strategica in quanto possibile rappresentazione del valore aggiunto generato dalle attività dell’organizzazione, anche tramite l’integrazione di informazioni e dati di carattere quantitativo con altre di stampo qualitativo.
La necessità di tale approccio teorico, al fine di evitare una logica puramente burocratica ed adempitiva, trova conferma sulla base delle seguenti ulteriori considerazioni:
- un’attività di rendicontazione sociale non può non inserirsi nell’ambito di un sistema organico di valutazione della qualità dei servizi/prodotti offerti;
- la natura relazionale dei servizi alla persona e indirettamente alla comunità di riferimento richiede un sistema di valutazione finalizzato alla costruzione consensuale di un concetto di qualità multidimensionale e multistakeholder.
Definire quindi la qualità dei servizi/attività oggetto di rendicontazione si rivela un processo complesso chiamato a elaborare criteri di valutazione in grado di rappresentarne la natura multidimensionale mediante il necessario coinvolgimento dei diversi attori del sistema.
La consapevolezza della complessità di tale processo partecipativo e di coinvolgimento impone un approccio di graduale miglioramento continuo nei processi e strumenti di rendicontazione, accettando in tal senso che le prime versioni dei documenti di rendicontazione possano essere oggetto di miglioramento sia contenutistico che metodologico.
In tale processo di miglioramento dell’attività di rendicontazione sociale, sempre al fine di superare logiche puramente adempitive dell’ennesimo obbligo normativo, si evidenzia l’opportunità, se non la necessità, di un approccio integrato che sappia far convergere e valorizzare tutte le esperienze acquisite in tema di valutazione e rendicontazione: processi esistenti di redazione di bilancio sociale, processi di accreditamento e certificazione, ecc.
La consapevolezza dei suddetti elementi di complessità, oltre alle suddette condizioni di “gradualità” ed “integrazione”, impone lo studio, l’assimilazione e l’applicazione di riferimenti teorici e metodologici nell’ambito della valutazione della qualità dei servizi alla persona: si rinvia in tal senso in modo particolare a Bertin G. (2007), Governance e valutazione della qualità nei servizi socio-sanitari, FrancoAngeli, Milano, Bertin G. (2011), Con-sensus method. Ricerca sociale e costruzione di senso, FrancoAngeli, Milano – nonché ai relativi riferimenti bibliografici.
Si ritiene che i suddetti riferimenti offrano una cornice generale teorica e metodologica in grado di orientare la presente proposta di “modello di bilancio sociale” per enti del terzo settore (con particolare riferimento alla qualifica di “impresa sociale”) garantendo gli elementi di coerenza con i seguenti documenti o linee guida di riferimento in tema di rendicontazione sociale degli enti del terzo settore, tra cui, a titolo non esaustivo:
- Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 4 Luglio 2019 “Adozione delle Linee Guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo Settore”.
- Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 Luglio 2019 “Linee Guida per la realizzazione di sistemi di valutazione dell'impatto sociale delle attività svolte dagli enti del terzo settore”.
- Delibera delle Giunta Regionale del Veneto n° 815/2020 “Individuazione di uno schema tipo di bilancio sociale per le cooperative sociali e i loro consorzi con sede legale nella Regione del Veneto in attuazione dell'art. 4 bis della legge regionale 3 novembre 2006, n. 23 e ss.mm.ii.".
- Documento di Ricerca n° 17 del GBS (Gruppo Bilancio Sociale) “Rendicontazione sociale nel non profit e riforma del terzo settore”.
Sulla base dei suddetti riferimenti teorici ed applicativi, considerata la non infrequente confusione terminologica, si ritiene inoltre necessario evidenziare che nella presente edizione del Bilancio Sociale, specie nella redazione del §5 “Obiettivi e Attività”, si sono operate le seguenti scelte semantiche e di glossario:
- ATTIVITA’: progetti/servizi realizzati dall’organizzazione
Sono esempi in tal senso di “attività” le unità di offerta/servizi/progetti gestiti dall’organizzazione (es. servizio residenziale, servizio semiresidenziale, servizio di assistenza domiciliare, servizio di inserimento lavorativo, progetto di sviluppo di comunità, ecc.). Le singole attività possono appartenere ad ambiti omogenei che vanno a costituire anche “aree/ambiti di attività” dell’organizzazione. Tale significato del termine “attività” consente una correlazione con l’utilizzo dello stesso termine nell’ambito delle classificazioni nazionali (Istat, Ateco, ecc.), della nomenclatura delle AIG (Attività di Interesse Generale) del Codice del Terzo Settore, nonché una loro riconduzione a classificazioni e/o obiettivi adottati a livello nazionale ed internazionale (es. connessione con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile).
- Classificazione degli elementi/item costitutivi il profilo di qualità dell’”ATTIVITA”:
Si propone l’aggregazione degli elementi/items secondo il modello di Show (1986), come ripreso in Donabedian (2005) e Bertin (2007 - op. cit. pag. 104) che scompone il processo di produzione di un’organizzazione in input, processo, output, outcome, agganciandolo allo schema definitorio espresso nel documento di ricerca n° 17 del GBS (cfr. pg. 57). In tal senso:
- INPUT: risorsa (o insieme delle risorse) utilizzate per realizzare un’attività
- PROCESSO: modalità, metodologie, strumenti attraverso cui vengono impiegati gli input
- RISULTATO: output/prodotto immediato e osservabile dell’attività
- EFFETTO: outcome/esito: cambiamento generato sullo stato dei beneficiari delle attività
- IMPATTO: cambiamento generato sul contesto in generale